Appena istituita non mi piaceva, trovavo che al pari della festa della mamma, del papà, degli innamorati, fosse solo consumismo e speculazione.
La festa della donna all'inizio veniva molto strumentalizzata, specialmente dagli appartenenti alle varie forze politiche e ai vari movimenti femministi.
Per me, che nel 1977 avevo partecipato e votato la Legge sulla parità, questa festa mi sembrava un atto di riparazione a secoli di parzialità e di soprusi.
Quasi quasi la vedevo come un'offesa, perchè oltretutto "plateizzava" un riconoscimento che non doveva essere votato e neanche essere riconosciuto, perchè doveva essere uno stato di fatto sottinteso, naturale e da sempre.
Non c'era da votare una legge per accordare la parità alla donna, chi sei tu che ti arroghi questo diritto?
E' come "l'uomo" che decide chi fare "santo subito".
La parità e quindi l'uguaglianza, alla donna gliela aveva già data Dio e fin dal principio.
(Ge. 2:18) (1 Co. 11:12)
Sono passati molti anni ed ora il sapore di questo 8 Marzo è cambiato e secondo me è quello giusto.
Non è più giornata di comizi e di manifestazioni di piazza, ma di allegria e di divertimento di massa.
Le donne stesse, con le loro scelte, i loro comportamenti e le loro decisioni, hanno stabilito il modo e la misura con cui va vissuta e festeggiata questa bella giornata di festa.
Auguri a tutte compagne di viaggio e in particolare a voi sorelle e amiche.
E a te, che non sei solo compagna di viaggio, sorella e amica, va questo augurio personalizzato con tutto il mio cuore...Buon cammino pellegrina!
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La donna secondo Pietro e Paolo.
Una storia del tutto personale.
E' nella donna, che c'è la spiegazione e la continuità della vita ed il completamento dell'amore.
E' lei la "vera" creazione, perchè la creazione è femmina e perciò madre.
Moglie che sa che da lei parte il destino della famiglia e perciò dell'umanità.
Donna virtuosa perchè è sensibile, mansueta, è profonda ed affidabile, è generosa e conosce perfettamente il suo ruolo: "il più importante e il più impegnativo".
La gioia, la pace, la pazienza, la gentilezza, la bontà, la fede, la mansuetudine, sono frutti dello spirito e sono tutti femmina.
L'articolo che precede non è "il" o "lo", ma è "la".
Possibilmente cristiana, anzi buona cristiana, perchè Salomone in Ecclesiaste 7:26-28, parla della donna e ciò che scrive non è molto edificante.
Quanto è bella, quanto è dolce, quanto è sensuale ora, la donna gentile e riservata, in possesso di un cuore non più "rosa", ma "celeste".
Con una mente rivolta e dedita al Signore e ai vecchi valori, quelli in cui i suoi talenti sono esaltati, quelli cioè per cui la donna è nata.
(1 Co. 11:8-9-11-12) (1Ti. 2:9-13) (1Pi. 3:1-7)
Non è repressione, non è maschilismo, è solo la constatazione dello scadimento dell'amore umano (non certo per colpa della donna, ma della società che nei secoli abbiamo costruito in nome del progresso) e l'incitamento quindi, a rivestire sè stessa della sua vera immagine, a riappropriarsi dei veri valori e del vero fascino perduto per vivere al meglio la sua unicità, che possa essere testimonial che l'amore è più che mai prima e dopo, non solo durante.
Ecco il senso di pulizia, la sensazione paradisiaca di un rapporto altrimenti bestiale.
Noi nasciamo soli e muoriamo soli e se questa vita vogliamo viverla felicemente in coppia, ho detto felicemente, può essere possibile a patto che la viviamo così come ci insegnano le scritture.
Ognuno nel rispetto del proprio ruolo e quindi dell'altro.
Vivere nel rispetto della propria natura e non in competizione, perchè è certo che se così siamo stati creati, è pure così che dovremmo vivere.
Due esseri diversi, ma nati per stare insieme e non contro.
Con umiltà e fedeltà l'amore si esalta, con l'orgoglio la sfida cresce.
Questo è un principio cristiano che non ha sesso, perchè vale per entrambi.
Un figlio dovrebbe essere figlio dell'amore e già dalla nascita accudiremmo ed educheremmo un "vero" figlio di Dio.
La donna non perderebbe la sua importanza, la sua forza, il suo carisma, l'uomo non perderebbe di certo la sua virilità.
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