lunedì 6 febbraio 2012

Neve.

Sabato mattina uscendo di casa, ho avuto una "lieta" sorpresa: la neve.
Si sorpresa, perché che io ricordi, così tanta a Fiumicino, non se ne vedeva da almeno 40 anni. 


       
               
La neve, il freddo e il gelo in altri luoghi hanno causato molti danni lo so, ma io qui ed ora, voglio ricordare chi al freddo e al gelo ci nacque e portò luce e calore a tutte le genti.
Si, specialmente quando nella taverna c'é amore, pace e gioia, per me come scrissi nel post "Niente pesi", é come vivere di nuovo il Natale. Quando su tutti i volti si vede un sorriso...




                                                   


Questa neve mi sprona a ricordarlo e mi stimola a chiedere la testimonianza di coloro che noncuranti del freddo, furono invitati ad assistere a quel grande, unico evento.
                                      .....

Pace pastori, ditemi, cosa é accaduto quella notte?

Di buon mattino, tutti noi ci recammo all'ovile, ove si trovavano parecchi greggi e ognuno di noi chiamò il proprio, perché le pecore riconoscevano le nostre voci e ci seguivano.
Le abbiamo condotte al pascolo come sempre, restandovi l'intera giornata, ma stranamente mangiavano poco, si muovevano nervosamente, belavano in continuazione e non rispondevano ai nostri richiami.
Tutti noi alla fine della giornata, eravamo sfiniti, non avevamo né fame, né sonno, né avevamo voglia di parlare e proprio mentre stavamo così assorti nei nostri pensieri, apparve a noi un uomo:
"Gloria a Dio e pace in terra, é nato il vostro Salvatore, lo troverete nella grotta, avvolto in fasce in una mangiatoia".
Andammo di corsa senza tentennamenti e senza più pensare a nulla se non che ad arrivare più presto possibile per assistere all'evento più straordinario mai accaduto, che rimarrà indimenticabile e indelebile nelle nostre menti per tutta la vita.
Riuscimmo a malapena a balbettare poche parole
per descrivere l'annuncio dell'uomo, per poi rimanere in silenzio e in estasi, mentre osservavamo commossi i dolci lineamenti della madre, che non parlava, ma che traboccava amore dal suo viso e ringraziamenti lei a noi, dai suoi occhi.
Il bimbo sembrava emanare luce e noi restammo incantati, rapiti da questo prodigio.
Siamo andati a mani vuote ma solo dopo ce ne siamo resi conto, quando togliendo per un attimo lo sguardo da Lui e vedendo bue e asino che lo scaldavano, ci siamo ricordati delle pecore, del latte, della ricotta, delle pelli.
Per la fretta di recarci là, abbiamo dimenticato di portare loro dei doni, ma il pensiero che Egli era il nostro Salvatore, ci tranquillizzò, perché realizzammo, guardandoci negli occhi, che era Lui il "dono" per noi e che non aveva bisogno di nulla, se non che del nostro amore. 
Mentre tornavamo pensavamo a tutto quello che era successo in quel giorno e riuscimmo a spiegarci il perché le pecore al pascolo erano nervose e non mangiavano, il perché noi stessi non avevamo fame e non riuscivamo a dormire, il perché l'angelo si era rivolto proprio a noi: "Perché ci era nato il Pastore, che conosce le sue pecore, le chiama per nome ed esse ascoltano la sua voce".
Non piangeva, ci ha sorriso, ci ha preso il cuore.

                                              
Capimmo solo molti anni più tardi, quale immenso privilegio ci fu dato quella notte, perché fummo chiamati ad assistere alla onnipotenza di Dio: "per noi il Pastore, per Lui l'Agnello".

Grazie pastori.
 


 


                                         

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