domenica 25 marzo 2012

Dal vivo, grazie.



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Dal vivo ogni cosa è migliore e più efficace.
Partecipi in modo emotivamente più intenso, lo vivi diversamente perchè ne fai parte.
Lo diciamo per i concerti, per le partite, per il teatro, per ogni tipo di manifestazione.
Vuoi mettere un documentario sugli animali, con l'essere li e vederli.
Altra partecipazione mentale e fisica, altre sensazioni, altre emozioni.


                                                                                        



Quanti bei film vediamo, a quanti spettacoli straordinari assistiamo!
Credo che ormai ci sia una generale assuefazione al virtuale.
Io ho visto nascere la televisione e penso di poter dire che all'inizio, si aveva un certo tipo di discernimento nell'apprendere e assimilare tutto ciò che trasmetteva.
Un bel film era e rimaneva un film, un telegiornale era come una notizia alla radio.
La morte di qualcuno impressionava, dava dolore e tristezza e non la dimenticavi facilmente.
Poi con il passar del tempo, abbiamo fatto il callo, siamo divenuti insensibili e abbiamo fatto di tutto spettacolo e film.
Oggi vedere migliaia e migliaia di persone morire per la guerra, milioni di bambini morire per la fame, è divenuta un'abitudine, è all'ordine del giorno, è come nei films.
Si ascolta la notizia e la curiosità è: "vedere come muoiono".
Se ognuna di quelle morti ci toccasse da vicino, forse capiremmo di più e meglio che nessuno, neppure uno ha il diritto di uccidere e che nessuno, nemmeno uno può morire di fame e di stenti e ci ribelleremmo a questo stato di cose.
E se capitasse a noi di veder soffrire e agonizzare, momento dopo momento, sotto atroci torture, il nostro fratello, il nostro figlio?

                                                                                      
                                          ***

C'è stato e c'è un film, che ha ottenuto lo stesso risultato come assistere dal vivo e che già prima di uscire ha subìto attacchi mediatici senza precedenti, di prevenzione e persecuzione.
Ricordate quante pressioni e quanto ostracismo ha subìto "La Passione"? 
La critica sosteneva che Mel Gibson è un sanguinario e che da regista ha messo sulla scena ciò che prima faceva come attore.
Sarà pure vero, ma in questo caso specialmente, gli veniva proprio bene, perchè il sangue, tutto il suo sangue fino all'ultima goccia, Gesù lo ha versato davvero e di continuo in tutte quelle ore di tortura, di fustigazione, di flagellazione, di crocifissione.
Oltretutto Mel fece questo film dopo la sua conversione, rimanendo fedele alle Sacre Scritture. 
La Bibbia gli da ragione!
Nel suo caso credo possano valere le parole che  Martin Lutero disse in sua difesa a Papa Leone X: "Sono pronto anche a morire, se mi trovate colpevole di fronte alla Parola di Dio". 
E' stato rilasciato, è morto di vecchiaia.




Perchè dunque ci scandalizzammo così tanto per l'uscita di questa pellicola?                                           

Forse perchè è duro, è crudo, è spietato, esalta l'ingiustizia perpetrata, cura i particolari, descrive le ultime 12 ore della vita umana di Gesù e lo fa così bene che sembra di esserci, più che dal vivo, attimo dopo attimo, frustata dopo frustata, goccia di sangue dopo goccia di sangue, fino a non averne più.
Che forse vederlo morire in Gesù di Nazareth o in Jesus Christ Superstar, era meno atroce, meno crudele?

                                             
E' risaputo che il film che esce è figlio del tempo che si vive. 
Oggi per esempio, non potrebbe uscire il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, perchè è quasi certo che a vederlo non ci andrebbe nessuno, al contrario viene proiettato "La Passione" perchè è il prodotto giusto al momento giusto, perfetto per questo tempo, dove anche ai bambini si permette di vedere in TV cartoni animati cruenti e i telegiornali sono bollettini di guerra e di sangue, parlano quasi esclusivamente di rapimenti, di stupri, di omicidi, di furti, di violenze ai bambini, di corruzione dei  governi, di pedofilia nella chiesa...
Perchè nessuno si è mai risentito per le altre decine di films, dove fanno vedere la flagellazione e la crocifissione? 
Forse perchè in tutti, la scena viene appena fatta vedere e per nulla fatta vivere, così che non fa in tempo a toccare le coscienze?


E' che la verità fa male e fa male a tutti, uomini e donne, preti e laici, credenti e pure non credenti. 
La verità è che il Signore ha subìto tutte quelle torture e a torturarlo siamo stati noi, ha subito tutte quelle umiliazioni e ad umiliarlo siamo stati noi, si è lasciato inchiodare su quella croce e quei chiodi nella sua carne glie li abbiamo conficcati noi, ebrei, romani e tutto il resto dell'umanità.

(Mel Gibson ha messo la sua mano sul primo chiodo, quella sul secondo è la mia).


                                               All for Love         Hillsong


E' dura eh?                                           
Provate a concentrarvi solo sulle spine che affondano nella fronte, nelle tempie, provate a vederlo dal vivo, oppure provate a immaginare quei tre grandi chiodi che entrano nella vostra carne.
No, non si riesce neanche a pensarlo, non è vero?
Eh si, la verità da dolore, ma è pur sempre la verità. 
Così come verità è, che Dio ha creato l'uomo e l'ha fatto di poco inferiore agli angeli (Sl. 8:5), ma è altrettanto vero, che se dimentica Dio, l'uomo è solo di poco superiore alla bestia. 


                                                                                  ***  

martedì 20 marzo 2012

O Cebreiro? No, Sinai.

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=§=§=



Paulo Coelho in "Le confessioni di un pellegrino", dichiarò che quando in casa trovava una di quelle piume soffici e leggere, allora era il momento di partire, era il segnale.
Magari potesse valere anche per me, che di quelle piume durante l'anno ne vedo tante, starei sempre in viaggio!
Scherzi a parte, per me non è così, io comincio ad avvertire l'avvicinarsi dell'ora della partenza, quando tutto insieme e senza accorgermene, inizio a sentirmi irrequieto e a volte persino nervoso. 
E' questo il periodo, la primavera.
Ecco il segnale che mi avverte che ho finito il rifornimento di "pellegrinite", che la scorta è quasi terminata, che l'autonomia sta per esaurirsi, che sto per entrare in riserva, che sto per andare in crisi d'astinenza.
Da Pasqua in poi ogni giorno è buono per partire, sempre che il tutto sia compatibile con i vari impegni presi, di lavoro e di studio e sempre che riesca a lasciare in buone mani, la mia meravigliosa compagna a quattro zampe.

Paulo dice anche:

                                              
Io non lascerò questa incombenza a mia figlia, non  lascerò incarichi a nessuno, ma seppure lo facessi:




"A Paulè, a parte 'a caciara, ma gnente gnente voi mette er Cebreiro cor Sinai? Nun c'è partita!".
E' come 'a differenza tra 'a carne e 'o spirito. 
Da pellegrino te capisco, ma da cristiano no: er monte è uno solo e tu 'o sai che tutto è nato da lì. 
Però te vojo bene, perchè è puro grazie a te che 'n ber pò de tempo fà, me so' accorto d'esse pellegrino. 
Si, de "esse", perchè a Roma se dice: 
"Ce fai o ce sei?"                         
Io ce so'!  
E mo' mentre te saluto, becchete 'sta sorpresa gajarda e tosta. Grazie Paulo...




Qualche anno fà, Tonio mi disse che ormai a Castrojeriz è famoso quanto te e io ci credo...
Hola, buen camino!
                                            ***
        

venerdì 16 marzo 2012

Pensieri e parole.

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Percorrendo le varie vie di pellegrinaggio, ti trovi assorto in un continuo vortice di pensieri, che a differenza del cammino della vita, sono rivolti in particolare a ricordi del passato, a come vivevi la vecchia vita con i tuoi usi e costumi e a come vivi la nuova, in compagnia del Signore. 
E a volte...tac, quel pensiero che non hai mai avuto.
Durante il mio primo Santiago per esempio, su quei monti realizzai subito come da noi stessi ci siamo creati una vita piena di pensieri e di problemi.
Io in quello zaino avevo tutto ciò che mi serviva, avevo la mia casa e non mi dovevo preoccupare di aggiustare la lavatrice, il condizionatore d'aria, la lavastoviglie, lo stereo, ecc. ecc.
Quanti eccetera potrei mettere, ognuno ci metta i propri.
Conosco famiglie di tre o quattro persone che hanno ciascuna una macchina, un cellulare, una televisione per camera, un computer per uno, insomma tre o quattro di tutto.
Quanto si spende in più così e quante probabilità ci sono che oggi si rompa una di queste cose e domani magari un'altra?
Di che ci lamentiamo allora specialmente in casi del genere?
Siamo sempre nervosi, sempre arrabbiati e non ci rendiamo conto di essere causa del nostro male.
Perchè non torniamo a vivere in modo un pò più semplice, un pò più a dimensione d'uomo?
Io su quei monti ero felice perchè non avevo nulla, ma avevo tutto!
A volte, è per l'unicità di un pensiero o di un fatto che ne realizzi l'autenticità e il valore; è per come lo vivi e lo elabori, che ti adoperi per dargli il vero significato, la dovuta importanza e la giusta collocazione; è nel come riesce a cambiare tempestivamente la scala delle tue priorità che c'è la realizzazione e lo stupore.

I momenti più belli, i momenti più toccanti, gli eventi veramente speciali, sono quelli che non costruisci, che non guidi, che accadono all'improvviso e che neanche ti aspetti. 
Ed è così che nè in foto, nè in video, appare mai la scena che magari hai vissuto ma che non potevi di certo immortalare per poterla condividere.
Ricordo che uno dei pellegrini che pregò per ricevere Gesù nel cuore, durante e a fine preghiera fu assalito da un pianto dirotto, accompagnato da fremiti come di convulsioni e abbracciandomi si lasciò andare, per dar sfogo al suo dolore, alla sua sofferenza, per liberarsi da quei pesi che gli opprimevano il cuore.
E' una immagine toccante che porterò con me per sempre.


       

Ho menzionato soltanto un paio di esempi, di un pensiero e di un fatto che mai avrei potuto riprendere in alcun modo, ma tutto questo non mi vieta di ricordare e di riportare qua e là pensieri e parole in libertà, magari nate proprio da certe occasioni: "I pensieri di un viandante, le parole di un pellegrino". 

Cammino e penso...




                                            
Cammino e penso...




Cammino e prego...
  





                                                                                                                      
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giovedì 8 marzo 2012

Otto Tre

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Appena istituita non mi piaceva, trovavo che al pari della festa della mamma, del papà, degli innamorati, fosse solo consumismo e speculazione. 
La festa della donna all'inizio veniva molto strumentalizzata, specialmente dagli appartenenti alle varie forze politiche e ai vari movimenti femministi.
Per me, che nel 1977 avevo partecipato e votato la Legge sulla parità, questa festa mi sembrava un atto di riparazione a secoli di parzialità e di soprusi. 
Quasi quasi la vedevo come un'offesa, perchè oltretutto "plateizzava" un riconoscimento che non doveva essere votato e neanche essere riconosciuto, perchè doveva essere uno stato di fatto sottinteso, naturale e da sempre. 
Non c'era da votare una legge per accordare la parità alla donna, chi sei tu che ti arroghi questo diritto? 
E' come "l'uomo" che decide chi fare "santo subito".
La parità e quindi l'uguaglianza, alla donna gliela aveva già data Dio e fin dal principio.
(Ge. 2:18)  (1 Co. 11:12)
Sono passati molti anni ed ora il sapore di questo 8 Marzo è cambiato e secondo me è quello giusto.
Non è più giornata di comizi e di manifestazioni di piazza, ma di allegria e di divertimento di massa.
Le donne stesse, con le loro scelte, i loro comportamenti e le loro decisioni, hanno stabilito il modo e la misura con cui va vissuta e festeggiata questa bella giornata di festa.

Auguri a tutte compagne di viaggio e in particolare a voi sorelle e amiche.


E a te, che non sei solo compagna di viaggio, sorella e amica, va questo augurio personalizzato con tutto il mio cuore...Buon cammino pellegrina!


                                                    

                                                                                ***


La donna secondo Pietro e Paolo.      

Una storia del tutto personale. 



E' nella donna, che c'è la spiegazione e la continuità della vita ed il completamento dell'amore.
E' lei la "vera" creazione, perchè la creazione è femmina e perciò madre.
Moglie che sa che da lei parte il destino della famiglia e perciò dell'umanità.
Donna virtuosa perchè è sensibile, mansueta, è profonda ed affidabile, è generosa e conosce perfettamente il suo ruolo: "il più importante e il più impegnativo".
La gioia, la pace, la pazienza, la gentilezza, la bontà, la fede, la mansuetudine, sono frutti dello spirito e sono tutti femmina.
L'articolo che precede non è "il" o "lo", ma è "la".
Possibilmente cristiana, anzi buona cristiana, perchè Salomone in Ecclesiaste 7:26-28, parla della donna e ciò che scrive non è molto edificante.
Quanto è bella, quanto è dolce, quanto è sensuale  ora, la donna gentile e riservata, in possesso di un cuore non più "rosa", ma "celeste".
Con una mente rivolta e dedita al Signore e ai vecchi valori, quelli in cui i suoi talenti sono esaltati, quelli cioè per cui la donna è nata. 
(1 Co. 11:8-9-11-12)  (1Ti. 2:9-13)  (1Pi. 3:1-7)
Non è repressione, non è maschilismo, è solo la constatazione dello scadimento dell'amore umano (non certo per colpa della donna, ma della società che nei secoli abbiamo costruito in nome del progresso) e l'incitamento quindi, a rivestire sè stessa della sua vera immagine, a riappropriarsi dei veri valori e del vero fascino perduto per vivere al meglio la sua unicità, che possa essere testimonial che l'amore è più che mai prima e dopo, non solo durante.
Ecco il senso di pulizia, la sensazione paradisiaca di un rapporto altrimenti bestiale.
Noi nasciamo soli e muoriamo soli e se questa vita vogliamo viverla felicemente in coppia, ho detto felicemente, può essere possibile a patto che la viviamo così come ci insegnano le scritture.
Ognuno nel rispetto del proprio ruolo e quindi dell'altro.
Vivere nel rispetto della propria natura e non in competizione, perchè è certo che se così siamo stati creati, è pure così che dovremmo vivere.
Due esseri diversi, ma nati per stare insieme e non contro.
Con umiltà e fedeltà l'amore si esalta, con l'orgoglio la sfida cresce. 
Questo è un principio cristiano che non ha sesso, perchè vale per entrambi.
Un figlio dovrebbe essere figlio dell'amore e già dalla nascita accudiremmo ed educheremmo un "vero" figlio di Dio.
La donna non perderebbe la sua importanza, la sua forza, il suo carisma, l'uomo non perderebbe di certo la sua virilità.

                                           ***

venerdì 2 marzo 2012

Tu fai tutte le cose nuove.

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Stamattina, uscito dal supermercato, mentre sistemavo le buste della spesa in macchina, ho notato una signora anziana che si incamminava verso il rettilineo di Via del Faro portando con sè due grosse borse, che a prima vista sembrava fossero molto pesanti.
Passandole accanto e aprendo il finestrino, l'ho gentilmente invitata a salire perchè se me lo avesse permesso l'avrei volentieri accompagnata.
La sua casa non era molto distante e dopo pochi minuti eravamo davanti al suo cancello.
Mi ha ringraziato tanto mentre io la salutavo con un semplice: "Buona giornata, Dio la benedica".
Aprendo un velato sorriso misto di pace e di gratitudine mi ha risposto: "Anche a te figliolo".
Che modo meraviglioso di iniziare la giornata! 
Le avrei voluto raccontare dei miei pensieri fin da quando l'ho vista, avrei voluto dirle che quella sofferenza ben nascosta era un bel sintomo di forza e dignità, avrei voluto dirle che mi ricordava tanto mia madre. 
Si mia madre, quando molto tempo fà andava a fare la spesa, facendo tanta strada a piedi e tornava con le borse piene, una delle quali le segava sistematicamente l'avambraccio. (Causa un incidente, la sua mano sinistra era offesa.)
A Fiumicino all'epoca c'erano solo poche case e pochi negozi, per cui o quelli o niente.
D'estate quando ritornava, io vedevo le gocce di sudore sul suo viso, le leggevo la fatica, che però non sfociava mai in lamentele nè le toglieva il buonumore.
Quando ero bambino, mia madre come tutte le mamme, mi raccontava le favole, ma sempre con un pizzico di umorismo o condite con qualche battuta extra in dialetto romanesco.
Anche una storia seria per esempio, poteva iniziare pressappoco così:


                                            
E insieme alle favole truccate, a volte mi raccontava le storie del Marchese del Grillo. (Io ne conosco qualcuna in più di quelle che appaiono nel film del grande Alberto Sordi).

                                            


Avevo tre quattro anni e lei mi faceva sentire grande, perchè mi trattava da grande anche da bambino. 
Mi raccontava innocenti barzellette, come quella dello "zoppo e 'o sciancato" o quella del "cieco e er guercio".
                                                 ===
                                      
Un giorno un guercio convince il suo amico cieco a fare un giro in barca sul lago e quindi dopo averla affittata, sotto la sua guida, iniziano a remare.
Ad un certo punto il guercio non si avvede della presenza di uno scoglio che appena affiorava dall'acqua, non fa in tempo ad evitarlo e crash, ci va a sbattere contro:
"Ce semo disse er guercio e er cieco scese".

                                                                                 ***

Eh si, biblicamente ci ricorda qualcosa non è vero?  Luca nel Cap. 6 vers. 39 ci dice: "Può un cieco far da guida a un altro cieco? Non cadranno tutti e due nella fossa?".
Nel suo Apocrifo, Tommaso scrive: "Quando un uomo che vede e un cieco sono entrambi nella notte, nulla li distingue, ma quando viene la luce colui che vede può vederla, colui che è cieco rimane nella notte". 
Pr. 17:28 invece dice: "Anche lo stolto quando tace, è ritenuto saggio e, quando tiene chiuse le sue labbra, è considerato intelligente".
E' un pò come se stesse nella notte e nessuno può distinguere la sua cecità, ovvero la sua stoltezza.
Buon per lui se divenisse muto e buon per l'altro se fosse veramente cieco, ma riuscissero entrambi a vedere la "Luce".
Allora si che l'uno non sarebbe più stolto nè l'altro  sarebbe più cieco!
                                         
                                                     ===                                                   
Avevo sette anni quando morì mio padre e lei quindi fu costretta a prendere anche il suo posto, ad agire per due, doveva essere mamma e papà.
Come sempre, tutto si apprezza dopo e solo con il trascorrere del tempo ho capito l'importanza, lo spirito ed il valore di questa donna speciale, madre di sei figli. 
Ma per proseguire il miniracconto della mia infanzia con lei, unico periodo vissuto insieme, ricordo che certi insegnamenti, naturalmente oltre quelli specifici riguardanti la buona educazione, me li dava senza insegnare, magari durante un pasto, o un gioco, un compito o più semplicemente un discorso. 
A volte me li dava in proverbi, quindi in modo simpatico e indolore del tipo: "mejo l'ovo oggi, che 'a gallina domani"; o  "chi va co 'o zoppo, s'empara a zoppicà"; oppure: "'a gatta presciolosa fece li fii ciechi"; "chi c'ha tempo, nun aspetti tempo"; o anche: "chi va piano, va sano e va lontano" e tanti altri che tradotti potevano significare: pensa all'oggi e non al domani, ma non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi, evita cattive amicizie, la fretta è cattiva consigliera ... 


                                                                                                                                                                               


Conosceva la Bibbia e non se ne rendeva conto.
     
E' risaputo e si dice spesso, che i proverbi popolari non sbagliano mai e che sono buone regole da seguire, figuriamoci se possono sbagliare i facenti parte del libro della Bibbia, scritto dal Re Salomone, che benedetto da Dio, ottenne come da suo desiderio, il dono della "sapienza".
Spesso ho trovato il riscontro degli insegnamenti di mia madre nell'insegnamento biblico. 
Pr. 27:1  -  Pr. 19:2b  -  Pr. 21:5  -  Pr. 22:24 -     Mt. 6:31-34 




                                                    ===  


A dieci anni poi, dovetti trasferirmi a Roma e andare a  vivere con una delle mie sorelle già sposata. 
Questo affinchè potessi frequentare i corsi delle scuole superiori che all'epoca non esistevano a Fiumicino e i mezzi di trasporto erano pochi e mal distribuiti.
Mia madre, che da li in poi e per otto anni avrei visto solo per il fine settimana, mentre mi salutava, lei con un pò di commozione, io con il cuore rotto, mi disse: "Tutto questo, anche se adesso ci rende tristi, te lo ritroverai più avanti, se ti diplomerai  avrai dato a me una grande gioia e avrai dato a te stesso più possibilità di scelta nella vita. 
Ricordati che ora con me siete rimasti tu e Carlo, tu sei il più grande e perciò sei il capo famiglia, sii responsabile".
Quell'emozione non l'ho mai dimenticata.


                                                     ***

... e penzà che a me nemmanco me piaceva d'annà a scola, ma c'avevi ragione tu. Grazie mà!


                                                                                  ***

Ho scritto all'inizio "che modo meraviglioso di iniziare la giornata", ora raccontando questo fatto, sento che è anche un bel modo di finirla.
Quella signora non può neanche immaginare quanto bene può avermi fatto il suo incontro e le sue parole.
Non credo avesse così tanti anni più di me da potermi essere madre, ma quel "figliolo" mi è arrivato al cuore come una bellissima testimonianza e per oggi mi ha ridato "lei".


Non sempre riesco a camminare con la mente fissa sul Signore, anche se questa richiesta a Lui, fa parte delle mie preghiere.
Stamane è stato questo il modo di presentarsi a me, per aiutarmi, per fortificarmi, per edificarmi...

Quanto amore in quelle poche parole e quanta luce su quel vissuto volto!

                                             Grazie Signore.
                                  
                                           ***