sabato 1 giugno 2013

Caro, carissimo.




Caro, carissimo.



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Ricordo una lettera di mia madre, quando ero a Casal Monferrato per svolgere il servizio militare, che iniziava così: "Caro e adorato figlio..." e mentre  leggevo sentivo la sua voce piena di amore, di affetto, ma anche di tristezza per la lontananza, vedevo i suoi occhi umidi e sentivo crescere in me la commozione.
Ne ricordo una dell'ex mia moglie, quando dovetti stare lontano da casa per motivi di lavoro,  che iniziava con: 
"Caro amore mio..." e già solo il suo modo di salutarmi mi emozionava.
Usavi la parola caro quando c'era affetto, quando c'era amore, quando ti premeva la persona...
E' passato molto tempo e oggi tutto è cambiato, tutto è diverso, persino i valori sono cambiati, persino il modo di amare è cambiato, ma non sono cambiato io, che per molte cose mi identifico solo con pochi e vivo scomodo in questa società così superficiale e frivola, dove ad un maschio che nasce non gli si insegna più il rispetto, la dignità e l'onore, ma gli si chiede di diventare un grande calciatore di serie A e ad una femmina le si chiede di fare del tutto per diventare una velina. Ahi che dolore!
Naturalmente anche la lingua è cambiata, è cambiato il modo di approcciare le persone ed è cambiato anche il significato della parola "Amico".
Una volta era il risultato di un cammino fatto insieme, di una conoscenza approfondita nel tempo, con manifestazioni di affetto, di sincerità e di stima, di fedeltà e di affidabilità reciproci che portavano a provare l'un per l'altro/a un vero sentimento di amicizia. 
Oggi la si da e la si riceve tramite Facebook potendo contare così in pochi minuti su mille, duemila e più amici... amici?
Io nella vita tra migliaia di conoscenti, sono riuscito a malapena ad averne tre, ma solo di uno sono certo: ha dato la vita per me!
Oggi qualcuno appena dopo la presentazione, non pensa più di aver fatto una conoscenza, pensa erroneamente di avere un amico in più, anche se ancora non lo conosce. 
La parola amicizia è a torto molto inflazionata e a volte usata male e mal riposta e la parola caro l'abbiamo svalutata e svuotata del suo originario, reale e vero significato.

A 23 anni ebbi la fortuna di essere assunto in Banca d'Italia, dove sono rimasto 19 anni, 6 mesi e un giorno, ossia fino al minimo previsto per raggiungere una pensione, dove ho fatto tante conoscenze e qualche buona esperienza che oggi, a distanza di molti anni, mi fa vedere le cose in modo diverso dalla generalità.
Ricordo quando le prime volte ai piani nobili di Via Nazionale, mi capitava di incontrare i vari capi  servizi o direttori generali o anche il Governatore, che tu naturalmente salutavi con il "buongiorno dottore" e quasi sempre, salvo che ti conoscessero veramente, ti sentivi rispondere: "Ciao caro!", "Ciao carissimo!"... più enfasi ci mettevano e meno ti conoscevano.
Quel "caro" sostituiva il tuo nome che non potevano sapere, ma quel saluto specialmente davanti ad altri funzionari, dava la sensazione e otteneva l'effetto del buon dirigente che nel suo ambiente conosce tutti e saluta tutti dall'alto della sua educazione, anche e specialmente quelli di grado inferiore, insomma per come ti salutava, sembravi suo amico!
In pratica invece il "ciao caro" sopperiva proprio alla non conoscenza di te e seppure ti avesse conosciuto andava a nascondere quel sentimento di nascosto menefreghismo nei tuoi riguardi: si era egoismo e vanità.

<Pe' falla breve, più "caro" c'era e meno te conosceva, più "issimo" c'era e meno de te je ne fregava!>


Da qualche anno ogni mattina faccio la spesa per i soci della taverna del pellegrino e quindi vado e compro anche nei supermercati tipo Emmepiù, Conad, Dem... oltre che al mercato coperto per la macelleria, la frutteria...
Mi ricordo che entrando in uno di questi, fin dai primi giorni della sua apertura, sia al banco del pane, che in quello della pizzicheria, i commessi/e tutti molto giovani mi accolsero con un: "Ciao caro che ti do?".
Il primo l'ho lasciato passare, ma già al secondo, intuendo che non poteva essere una casualità, bensì  ordini superiori, gli ho chiesto: "Ci conosciamo?"  "No! Mi ha risposto".
E allora perchè mi chiami caro?
Facciamo così, io mi chiamo Lanfranco e anche se sei molto più giovane di me, mi piacerebbe che mi dessi del tu come io sto facendo, chiamandomi per nome, se non ti dovessi ricordare, puoi dirmi solo ciao oppure buongiorno o persino non salutarmi, ma niente "caro", d'accordo?
Col passar dei giorni ad ognuno di loro ho raccontato la piccola storiella della banca, tutti hanno capito e qualcuno di loro anche apprezzato, per cui ora la mattina mi salutano con ciao Lanfranco o Franco e sento la loro simpatia. 
Gli altri clienti sono rimasti tutti "cari".

<Pe' falla breve, mo' io so' Lanfranco e l'antri nun so' 'n ... gnente!>

Ormai avrete fatto caso anche voi che quasi tutti, quelli dentro o quelli fuori dei supermercati, quelli nei negozi, alle poste, in banca, per strada, nei bar a colazione, nei ristoranti a pranzo, da me... no, da me no, non è permesso quel saluto, che piace solo a chi lo fa, ma solo perchè è ignorante e non si rende conto che diventa simile a chi ti fa un regalo che piace a lui e non si preoccupa minimamente se può piacere a te.


Mò però a penzacce bene, me sa che c'aveveno tutti er dono de profezia, so uno de li mejo clienti, je lasso quasi mezza piotta ar giorno e so "caro" si, anzi so "carissimo"!!  :)



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