domenica 17 marzo 2013

Il viaggio




Il viaggio





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 Cammino Francese
 Anno Jacopeo 2004



Partenza ore 10.00 di Sabato 7 Agosto.
Arrivo ore 14.00 di Domenica 8 Agosto.





Questo è stato il viaggio che ho fatto per raggiungere la partenza del cammino francese a Saint Jean Pied de Port:


Treno da Fiumicino a Roma Ostiense.



Da Ostiense treno per Ventimiglia con scalo a Genova.



Da Ventimiglia a Bayonne con scalo a Narbonne.



Treno da Bayonne a Saint Jean Pied de Port.
 



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Cammino Aragonese 

Partenza 18 Luglio 2005.

Il viaggio



Ricordavo male, la partenza per Ventimiglia non era alle 10.55 bensì alle 9.55.

Sono le 10.00 quando faccio il biglietto e riesco a prendere il treno solo perché porta quindici minuti di ritardo.


Ho uno stato d’animo diverso da quello dell’anno scorso, probabilmente perché diverso sarà il mio cammino, così come diverse sono le mie richieste al Signore.

Quest’anno non ci saranno dispersioni, saranno poche le foto, niente “souvenir”, pochi i rifugi salvo che siano “donativos” e niente “menu del dia”.

Questo pellegrinaggio proverà la mia fede, perché se non sarà in azione sempre, credo che tornerò a casa un po’ debilitato, allora si che sarà stato sacrificio e dispiacerà al Signore.

Oltretutto parto con già una piccola infezione in corso, che mi obbliga a prendere gli antibiotici e a portare con me rimedi vari che aggiungono peso nello zaino.

Per un solo motivo tutte le volte sarebbero come la prima, quello che quando arrivi a stare sul treno, ti rendi conto di quante energie hai dovuto spendere per preparare tutto, delegare tutto, non dimenticare niente e lasciare tutto sistemato, pulito e in ordine.

Gli ultimi giorni ho ripreso a pregare molto più intensamente, in misura inconsciamente proporzionale alle accresciute contrarietà.

Senza l’intervento divino, dopo aver rinunciato al cammino in Terra Santa, poco è mancato che rinunciassi anche al cammino di Santiago.

Invece no, ho dovuto solo ritardarlo a causa dei disturbi vari del nemico.


Per le ferrovie oggi è giornata di ritardi, perché anche il treno che fa scalo a Genova, ci arriva con 50 minuti di ritardo e per fortuna che tarda anche la coincidenza, altrimenti l’avrei persa.

Peggio ancora oppure meglio è, che a Ventimiglia la biglietteria delle ferrovie non rilascia più biglietti, perché è divenuta esclusività di una agenzia francese a fianco alla stazione, che però alle 19.30 chiude, fregandosene altamente dei ritardi, sicchè se ti va male, aspetti il giorno dopo.

Forse gli ha telefonato il mio Amico: attraverso i vetri mi hanno visto, mi hanno riaperto, dato il biglietto, ma nessuna notizia su Somport.

Hanno usato persino il computer, ma a quanto pare questo paese lo conosco solo io che non lo conosco.

Tutte le mie domande non hanno mai trovato risposta, sembra non esista e in più mi dicono che da Lourdes non c’è cammino e questo lo posso capire, perché l’Aragonese prevede la partenza proprio e unicamente da Somport.

Lo scalo per Bayonne non si fa più a Narbonne ma a Saint Raphael dove chiedo di nuovo e ancora una volta risposta “sconosciuto”.

A metà del viaggio decido di rifare il vecchio ma sicuro cammino francese e quindi di raggiungere Saint Jean Pied de Port, ma non sono né certo né soddisfatto.

Prego, ma sono un po’ assente e poco concentrato, non riesco a chiudere occhio ed è così che verso le due per andare in bagno, noto sulla parete di fronte alla porta, una cartina geografica ferroviaria della Francia e nel dargli uno sguardo, mi rendo conto che Somport non c’è, ma che Saint Gauden sembra abbastanza vicina a Jaca.

Eccola! Di nuovo la storia dei matti nella mia mente, ma qui si tratta di stravolgere tutto in un colpo solo.

Da Lourdes non c’è cammino, ma a me quello che interessava  era percorrere il cammino Aragonese che prevede la partenza da Somport, infatti la prima tappa è proprio Somport-Jaca e se vicino a Jaca c’è Saint Gauden, come dice questa carta geografica, io scendo lì e trovo Somport!

Un po’ contorto, ma anche se ho qualche dubbio, perché sto per cambiare istintivamente in pochi minuti quello che avevo maturato e pianificato in tanti mesi, prego e decido.



Alle 7.30 mi ritrovo alla stazione di Saint Gauden e faccio presto a rendermi conto di aver fatto male i calcoli, di aver pregato male e peggio ancora di non aver ascoltato.

Jaca che è in Spagna, a detta dei francesi è irraggiungibile perché sono tanti kilometri, perché ci sono i Pirenei di mezzo e non ci sono valichi, perché non esistono indicazioni, né segnali né cartelli stradali.

Mi chiedo: “Ma quarcuno ’avrà fatto ‘sto cavolo de cammino aragonese, ‘o nomineno in tanti, ma nessuno ’ha fatto?!”.

Forse si, ma solo chi ha tutto il tempo e il denaro per arrivare nei pressi di Somport.

Di colpo mi ritrovo a dover allungare ancora il mio cammino e siccome questo tempo io non ce l’ho, sento subito dentro di me il malessere e la delusione perché è certo che devo rinunciare.

Che  dolore! Ma se così deve essere, così sia!



Da un po’ di giorni non riesco a capire bene, a distinguere bene i disturbi e gli attacchi del nemico, dagli avvertimenti e i dinieghi del Signore, così come nell’ultima settimana al centro sportivo, culminata con la serata di Sabato 16 da Agnese, che ha poi fatto slittare la mia partenza a Lunedi.



Ho fatto tutto il possibile, allora è proprio impossibile!

Mi ricordo però che l’impossibile è per me, non certo per il Signore, che il limite estremo per l’uomo è una opportunità per Dio, ma dopo aver chiesto informazioni a varie persone e all’impiegata della biglietteria anch’essa munita di computer, decido di rinunciare definitivamente al cammino Aragonese.

Aspetto altre quattro ore in stazione per riprendere i treni che mi condurranno a S.J. Pied de Port.

Non vado a visitare niente perché qui niente mi interessa, risparmio energie essendo schiavo dell’orario e mentre attendo faccio la medicazione: amukina, pomata, garza, antibiotico e vitamine.

Fratello, non farmi portare pesi in più.



Ecco una sensazione che mi riporta con il pensiero all’anno scorso, mentre sono sempre in attesa in stazione avverto la ripartenza dei treni talmente tante sono state le ore che ci ho passato.

Prendo spunto da questo fatto per annullare nella mia mente e nel mio cuore il nuovo cammino, che fino ad ora mi ha trasmesso stati d’animo d’incertezza, di inquietudine, di apprensione e a tratti di nervosismo, per rituffarmi pienamente nel mare di emozioni e di sensazioni positive del classico e più conosciuto cammino francese che parte da S.J. Pied de Port.

D’altra parte per come lo affronto è già di per sé, molto diverso da quello scorso, anzi totalmente diverso, molto più impegnativo ma anche molto più gratificante ed edificante.

Grazie Amico e Fratello mio!

Non rifaccio il biglietto certo che tutto andrà bene, perché non rubo niente, il precedente prevedeva comunque l’arrivo a Bayonne, sono certo che non subirò altri controlli.

Di nuovo sul treno sperando di raggiungere al più presto Saint Jean, per avere il tempo di trovare un posto riparato dove passare la notte, visto che là non ci sono rifugi a offerta.

Tarbes, la prossima è Lourdes e fra un po’ sarò finalmente al punto di partenza del santo cammino di Santiago.



Ma, ma quello vicino ai bagni che sta per scendere, ha indossato uno zaino e se non vedo male ha una piccola conchiglia attaccata!?

Alzati, non perdere tempo, vai, svelto va’!

Non so se sono stato io ad alzarmi di scatto o mi hanno spinto: “Scusa, per caso fai il cammino, sei un pellegrino?! Perché scendi a Lourdes? Hai mai sentito nominare Somport?

E mentre mi guardava: “Tu es francais, eres espanol?”.



Quante volte ho parlato dei matti l’anno scorso nel mio libro!

Di sicuro lui mi ha visto così e sicuramente in quel momento l’ha pensato, ma con calma e con l’aria un po’ stanca mi ha risposto: “Si, torno ora da Santiago”.

Stiamo entrando in stazione, se scendo con te, me li dedichi cinque minuti visto che nemmeno i francesi mi hanno saputo dare notizie?

Non faccio più calcoli e neanche conto fino a dieci, ho deciso, scendo di nuovo.



Eh si un viaggio movimentato e agitato, che rispecchia fedelmente lo stato d’animo che ho avuto per quasi tutto il tempo, tra il maturare decisioni per cercare di non anteporre la mia volontà ai consigli del Signore e filtrare e discernere tutte le informazioni sbagliate che ho ricevuto da parte di tutti gli addetti ai lavori e non.

Aldo è partito il primo Giugno e domani sarà a Milano dal figlio per poi ritornare a casa sua a Trento ed è parlando con lui, che mi riconvinco che il mio era un programma giusto, anche se un po’ da pioniere e forse davvero molto impegnativo perché non lo posso far durare due mesi.

Gli dico subito come faccio il cammino e ringraziandolo gli spiego perché non posso accettare alcune sue proposte e indicazioni: “costano tutte”.

Dice che per fare questo pellegrinaggio, ci vogliono un po’ di soldi in tasca, perché in qualche paese ci sono solo piccoli alberghi, ma da 30-35 euro a notte più cena.

Lui pensa che questo non è un cammino da fare per fede, io penso che dovrò usare con lui tutti i frutti dello spirito.

Accetto di fermarmi per la notte in una specie di ricovero per avere tutte le informazioni possibili.

Mi ricorda tanto Eder, il brasiliano dell’anno scorso e come lui è cattolico, perciò gli parlo di me e della mia condizione di cristiano laico, di mia figlia, dei missionari e che posso anche sbagliare l’ascolto o l’interpretazione, ma che da molto tempo non faccio un passo senza il mio Amico.

Lui per esempio è una prova che qualche volta i segni li indovino!

Sorride e annuisce.



Posiamo gli zaini e prima di andare alla grotta lo accompagno ad un ristorante per turisti di sua conoscenza, dove si può pranzare con un minimo di sei euro, ma prima di arrivare gli dico che lo aspetterò fuori perché io mangerò un panino più tardi.

Lui entra ed io dopo aver fatto due passi, ritorno e mi siedo su una panchina, vicino a me una ragazza mora che con tabacco e cartine si sta facendo una sigaretta.

Non passano cinque minuti che esce dal ristorante una ragazza molto carina, bionda, capelli mossi, radiosa in viso e con gentilezza ed un bel sorriso dice a tutti e due qualcosa in francese.

La pigrizia di sforzarmi di capire mi fa subito dire di no così come la mora vicino a me che però mi guarda mentre la ragazza bionda riprova a dirmi e a darmi qualcosa.

Mi porge un ticket ed io le dico: “No, merci”.

Allora lei, la ragazza di luce, ancor più sorridente e radiosa mi prende la mano mentre la mora mi dice: “No argent”.

Per un attimo ho rivissuto a parti invertite, la scena dell’anno prima con Marcelo: “Tu eres un angel del Senor”.

Mi è uscita in italiano e lei non capendo ha guardato la mora che ha ripetuto: “Lui di, que tu es un Ange de Jesùs”.

L’interprete nel posto giusto al momento giusto, così come lo scorso cammino Helena con Felix.

Mi ha sorriso di nuovo, ha ringraziato lei me e mi ha salutato, lasciandomi in stato confusionale, immobile e strabiliato per un po’, mentre l’interprete mi guardava e sorrideva.

Ho cercato con gli occhi, dopo essermi seduto al tavolo di Aldo che nel frattempo aveva quasi finito, ma era sparita.

Mi stanno ritornando come un boomerang, le cose che involontariamente ho seminato l’anno scorso: date e vi sarà dato; con la misura con cui misurate, sarà altresì misurato a voi; ciò che l’uomo semina, quello pure raccoglierà.

Signore, amico e fratello mio, sono stato in imbarazzo, avevo un nodo in gola, ero emozionato e confuso, dopo aver visto chiaramente e per l’ennesima volta nella mia vita da cristiano, un evento firmato da te.

Ma questo è diverso da tutti i precedenti: “Oggi mi hanno dato da mangiare!”.

Aldo mi guardava mentre con commozione mandavo giù i primi bocconi di cibo che mi sapevano di pane e di pesci.



E’ una sensazione unica, che non si può descrivere, si deve provare, non si può spiegare, era la prima volta nella mia vita che ricevevo la provvidenza di Dio in quel modo.

Ora sono felice, perché per una volta almeno, che è assai diverso dall’esserlo sempre, solo e in modo definitivo, sono stato veramente povero, sono stato barbone, sono stato un diverso, un mendicante, un bisognoso perché avevo fame davvero.

Non ho cercato elemosina, non ho disturbato nessuno, ho pregato ed ho chiesto a Te Amico mio e Tu come sempre mi hai risposto.



Ora, se io non avessi visto Aldo o non lo avessi fermato prima che scendesse, Tu non mi avresti potuto aiutare, non in questo modo almeno, senza Aldo non ci sarebbe stato l’Angelo ristoratore e ancora adesso starei con qualche dubbio riguardante il cammino da fare.

E anche se lo avessi visto ma non lo avessi fermato così tempestivamente, ora sarei a Saint Jean Pied de Port.

Lo so che sei stato Tu a spingermi e ad alzarmi da quel sedile!

Così in un sol colpo mi hai emozionato, estasiato, incantato, edificato e ridato fiducia e gioia, sentendo di nuovo benedetto il mio programma, il nostro programma, il mio cammino, il nostro cammino di Santiago.

So che l’unica cosa che dovrò fare, sarà quella di non preoccuparmi del domani, perché il domani si prenderà cura per suo conto.

Matteo dice che basta a ciascun giorno il suo affanno, non siate dunque in ansietà per quel che mangerete, o che berrete, o di che vi vestirete.

Neanche sono partito ed ecco già che tipo di segni mi hai dato a vedere.

Si Fratello, un giorno alla volta, un’ora alla volta…



Siamo andati alla Grotta dove c’è la sorgente dalla quale ha bevuto Bernadette, la lastra a terra che ricorda il punto dove ha pregato il 11 Febbraio 1858, il crocifisso con il Cristo e la statua della Madonna.

Giriamo per le strade del centro mentre in Lourdes a partire dalla grotta fin dentro la cattedrale poco distante, c’è una processione di fedeli in predominanza handicappati di tutte le nazioni con tanto di vessilli, stendardi, bandiere e abbigliamento di rappresentanza.

Durerà fino a tarda sera: “Colossale!”.

Capienza diecimila persone circa e vedendola dall’interno sembra somigliante al nostro palazzo dello sport, come luogo di culto andrebbe pure bene perché è semplice e scarna, tutto cemento con al centro un enorme quadrato rialzato di quattro cinque gradini con sopra un altare.

La stonatura è che lungo il viale dell’ingresso principale, ci sono mega foto della misura dei cartelloni pubblicitari stradali, raffiguranti a colori Escrivà de Balaguer, Padre Pio, Giovanni XXIII e così via.

Mi è dispiaciuto soltanto vederci Madre Teresa, per il resto, dicevo già l’anno scorso, è commercio, è pubblicità.

Gli unici incolpevoli, quei poveri storpi sulle sedie a rotelle che si recano lì in cerca di grazie, affrontando lunghi ed estenuanti viaggi, bevendo l’acqua di Bernadette e offrendo ceri che sono colpevolmente in esposizione lungo il viale della Grotta, dal più piccolo che è una candela, al più grande che è come una bocca di cannone.

Così facendo, anche per chiedere una grazia creano i ceti e rompono i cuori, il povero al massimo compra la candela a un euro, il ricco il cannone a duecento.

La mente un po’ contorta del ricco che la grazia se la compra, vedi Simon Mago che voleva comprarsi lo Spirito Santo, contro il cuore spezzato del povero che mi ricorda tanto la parabola del pubblicano e del fariseo; ma mentre il ricco offre il superfluo, il povero dona tutto quello che ha.

Penso all’offerta della vedova in Marco 12 e alla vendita delle indulgenze condannate da Lutero.

Chi spende di più pensa di avere più possibilità di guarigione e perciò al povero che spera nello stesso miracolo, non resta che bere quanta più acqua possibile, perché è gratis.

Naturalmente in questo caso non biasimo il povero, ma neanche il ricco, che nella sua condizione prova sulla sua stessa pelle, che i soldi non fanno la felicità e che darebbe volentieri molto di più pur di guarire.

Biasimo chi sta alla guida di tutto questo, chi dirige, chi comanda, chi organizza e noi lo sappiamo…

Abbiamo percorso anche la Via Crucis con le sue 14 stazioni, create lungo la salita del monte, raffigurate da statue dorate, rappresentanti le varie fasi della passione di Cristo.

Si proprio di grande effetto, ma che brutto effetto!

Verso le 20.30, pane e marmellata, rientro in stanza, medicazione, saluti con Aldo che ringrazio di cuore, è stato il primo segno forte di assenso e di benedizione al mio cammino Aragonese 2005.


Questo è solo il viaggio per giungere alla partenza del cammino vero e proprio nel 2005.
Non solo per la lunghezza del racconto, ma anche per la descrizione dei fatti accaduti, non   sembra  anche a voi una parte attiva di questo cammino di Santiago?



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Ho continuato a viaggiare per anni senza prenotazione.
Ma ogni anno che passava si faceva sempre più difficile e succedevano sempre cose inaspettate, negative e sconvenienti...anche con gli aerei.






Fino a che volendo fare un viaggio diverso e alternativo, sempre senza prenotare, è successo che ho perso cinque giorni di cammino, tra andata e ritorno e durante quello di andata, dovendo dormire nella stazione degli autobus, mi sono ammalato e sono stato costretto così, a fare circa metà del cammino con la febbre addosso!










Se non fosse accaduto questo fatto così doloroso, forse non mi sarei mai convinto, che oggi i tempi sono cambiati e che anche per fare un pellegrinaggio, dove c'è però un'invasione di turisti come consequenza della grande, errata, commerciale e spropositata pubblicità dei media, è indispensabile e prioritario organizzarsi e prenotare per tempo.

Così ho fatto l'anno scorso, non sono mancate le contrarietà, ma è andata molto meglio...















...ma in qualsiasi modo li abbia fatti o li faccia, il viaggio è il cammino e il cammino è il viaggio, perchè quello vero, quello con la V e la C maiuscola, è quello che faccio con il Signore anche nella vita di tutti i giorni e questo si che è un bel viaggio, un bel cammino!









E' una protezione, mi fa compagnia, è piccola, occupa poco spazio ed è leggera, si, questa è l'unica cosa che nel mio zaino non è mai mancata qualunque sia stato il mio cammino. 
E' un conforto, è solo un modo di viaggiare e camminare in due, perchè ciò che mi serve per poter parlare di Lui e per testimoniare ce l'ho nella mia mente e ciò che mi serve come presenza e calore, ce l'ho nel mio cuore!
Grazie Amico e Fratello mio!

 

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