mercoledì 30 gennaio 2013

Còmo puedo ayudarte?





Còmo puedo ayudarte?
How can I help you?




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Come posso aiutarti?




E' la scritta che avevamo sulle maglie, noi hospitaleros nel rifugio di Ligonde.




Beh, è un bel modo di proporsi non vi pare?
L'approccio con il pellegrino stanco, la disponibilità a fare tutto ciò che è possibile per alleviargli qualsiasi tipo di dolore, a risolvergli qualsiasi tipo di problema, ad aiutarlo a guarire da qualsiasi disturbo.
Tutto questo però, sarebbe poca cosa se applicato nella sola occasione di volontariato sul cammino di Santiago, buono sarebbe praticarlo e manifestarlo  sempre, anche durante il cammino della vita di tutti i giorni e con tutti, uomini, donne, bambini, anziani, credenti e non credenti, amici, semplici conoscenti e perchè no, anche sconosciuti.


Come posso aiutarti?



 



Magari con un sorriso puoi tornare a vedere il lato positivo delle cose!
 



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giovedì 10 gennaio 2013

annonuovocamminovecchio?ono!






annonuovocamminovecchio?ono!



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Ed eccoci di nuovo sul cammino della vita.
Passate tutte le festività del Natale, dopo i mille auguri ricevuti e dati, ripartiamo affrontando con nuova forza e rinnovato spirito, il nostro cammino di tutti i giorni.

Ma quanto durerà l'autonomia di questo pieno d'amore fatto in questa occasione speciale?
Naturalmente dipenderà da ognuno di noi, dal nostro impegno, dalla nostra buona volontà, dalla predisposizione del nostro cuore, dai nostri comportamenti nei confronti degli altri.

Ah se fosse sempre Natale!
Beh, allora facciamo in modo che lo sia, chi ce lo vieta?

Così come inspiriamo ossigeno ed espiriamo anidride carbonica, continuiamo ad incamerare serenità e offrire pace, a nutrirci di bontà e regalare gioia, ad inalare spirito e donare amore, no?

Diamo, regaliamo, offriamo...fa bene a noi oltre che al nostro prossimo!
E' una questione di allenamento, di abitudine, di volontà.
Non lasciamoci influenzare da ciò che vediamo o sentiamo, non permettiamo ai seminatori di zizzania e di discordia, di inficiare il nostro stato di pace e di benessere, o alle autorità corrotte portatrici di dolore e di sacrifici, di rinunciare alla nostra felicità.
 
Io spero e prego per tutti i miei cari, i miei amici, i miei fratelli, per tutti i pellegrini che sono in cammino per i luoghi sacri, per quelli che più semplicemente percorrono il cammino della vita e anche per coloro che mi leggono, affinchè tutti possano mantenere ogni giorno nei loro cuori, la gioia speciale, unica ed ineffabile che trasmette il Natale per essere o divenire nel mondo portatori di luce...donatori di vita!  
 








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martedì 1 gennaio 2013

Pastori e pecore.







Pastori e pecore.



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748 di Roma? No, anno 0.


Era una luce indescrivibile, una luce potente che però non ci abbagliava, una luce calda come avesse vita, una luce che illuminava solo noi pastori e le nostre greggi, una luce che ci parlava al cuore e che ci ha fatto assistere al più grande spettacolo del mondo!
Certamente si parla di un giorno speciale, di un evento unico che abbiamo vissuto, al quale abbiamo partecipato senza dare niente in cambio, senza l'obbligo di portare chissà che, o l'impegno a dover fare chissà cosa, ma guidati e spronati alla contemplazione, a vivere l'estasi di ineffabili momenti, a provare gioia indescrivibile che per una volta ci ha visti privilegiati protagonisti!
Si privilegiati confronto a tutti gli altri, noi che non avremmo potuto nè pagare, nè offrire, ma che umilmente sappiamo provare, apprezzare e godere di sensazioni ed emozioni forti che vanno al di là della nostra fisicità.
Noi che raccontiamo: "La più grande storia mai raccontata!".
 

Ancora oggi 2013 d.C.

  
Quando stiamo lì davanti, immersi in quella luce, respirando nello spirito, seppure poveri ci sentiamo ricchi, seppure umili abbondiamo in dignità, non religiosi ma convinti della nostra fede e degnità.
Non possediamo nulla, ma non ci manca niente e quando giunge l'ora ci sentiamo dei "messi da parte", dei "chiamati fuori" infinitamente benedetti.
Si, tutti poveri pastori, tutti umili guide, tutti uomini che di loro possiedono soltanto i vestiti addosso e la sola ma convinta "speranza".
Non conosciamo con certezza il pensiero del mondo su di noi, ma con certezza sappiamo, come ci possono vedere i potenti della terra, tutti i ricchi, tutti quelli che possiedono il potere, ma che un giorno capiranno che non tutto si può comprare con il danaro e che le ricchezze non danno la pace.
Sicuramente ci vedono come una categoria di rozzi ribelli disadattati, sette di poveri ignoranti, gruppi di illusi sognatori, uomini senza futuro...


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Ogni giorno di più.
 

Sempre più numerosi, costretti a vivere come tutti emarginati tra le classi più disagiate, impossibilitati persino di poter fare il seppur minimo dei programmi e rinunciare a qualsiasi tipo di aspettativa.
Ora anche l'operaio e l'impiegato sono scesi nella povertà ed ecco "il ricco sempre più ricco e il povero sempre più povero". 
Fatto! 
Ora e non da ora, c'è solo il ricco e il povero.

Possono rubarci ogni cosa, anzi, l'hanno già fatto e potranno toglierci anche la vita, ma non potranno rubarci l'anima.
Sono certo che in questo tempo molti hanno riscoperto e presto la riscopriremo di nuovo tutti, l'importanza ed il valore di parole come altruismo, amicizia, fratellanza, generosità, onore, serietà, responsabilità, bontà, educazione e protezione.
Senso di protezione si, come quello che possiede il pastore per le sue pecore.
Se una pecora sta male, il pastore la cura e la guarisce, se una pecora si perde il pastore va, la cerca, la ritrova e la riporta nel gregge.
Non l'abbandonerà mai, perchè sa bene che essa non può difendersi nè dai lupi, nè dai ladri.
Il pastore è pronto a tutto pur di riportare la sua pecora all'ovile.
Noi di fatto, stiamo diventando tutti pastori, perchè ognuno di noi sta sposando man mano la condizione di povertà, riscoprendo però il suo amor proprio, ritrovando il suo valore morale, il suo senso di umiltà e di appartenenza e sempre di più il suo coraggio.
Chi un amico, chi un figlio, chi un genitore, chi uno o più fratelli ed ecco l'onere e l'onore a far da guida, da pastore: "dai forza, su coraggio, avanti senza paura", non abbiamo più niente da perdere, cosa vogliono toglierci di più?
Godiamocelo questo tempo, rallegriamoci, abbiamo ritrovato noi stessi e tutto ciò che di più non si può avere: "Abbiamo ritrovato il nostro cuore, la dignità perduta, i nostri valori antichi, la nostra forza morale, la nostra libertà e la vera pace".
Con questi nobili sentimenti recuperati, abbiamo la certezza di aver ritrovato la nostra parte sensibile, la nostra parte spirituale, ora si che possiamo abbandonarci alla gioia ineffabile, sentendoci a nostra volta protetti di una protezione invulnerabile, nella totale certezza che nulla ci potrà più accadere, tesi all'ascolto di una voce nota, conosciuta e amata, proprio come le pecore, che riconoscono sempre la voce del loro pastore.
Si siamo tutti pastori ricchi in povertà, ricchi di spirito di sacrificio, di lealtà, radunati tutti insieme in gruppi, come i greggi delle pecore e come le pecore, l'unico desiderio che abbiamo è quello di ascoltare la voce del nostro Pastore, che ci chiama per nome, che ci porta al verde pascolo, ai ruscelli di acque vive e sta sempre con noi, perchè il Pastore veglia su di noi ed è pronto a dare la sua vita per noi, anzi, già l'ha data!



 

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